Bologna: 900 anni fa le torri spuntavano come funghi
Esattamente 900 anni fa, nel 1120, a Bologna vennero costruite o completate ben 8 torri. Certamente un record, pur considerando che tra il 1115 e il 1130 ci fu il boom delle torri gentilizie a Bologna, tant’è che in quei tre lustri ne sorsero a decine.
Di queste otto, tre esistono ancora, vicinissime una dall’altra, ma non è facile riconoscerle.
La prima in realtà, la Lambertini, è davanti agli occhi di tutti, non si è mai mossa, è che dopo 125 anni dalla sua costruzione, nel 1245, il Comune pensò bene di costruirle intorno il Palazzo del Capitano del Popolo, che insieme al Palazzo nuovo (ora Re Enzo) la avvolse completamente. Così, nonostante i suoi 25 metri d’altezza – complici anche i rimaneggiamenti d’inizio ‘900 – non sembra quella che è. Si rivolterà nella tomba il guelfo Guido Lambertini, che dopo aver contribuito alla cattura di Re Enzo nella battaglia di Fossalta, vide “scomparire” la sua torre proprio tra le mura della prigione dello stesso Re Enzo.
Per chi volesse visitarla, basta entrare nel Risto-Bar la Linea e salire le scale: vi troverete esattamente all’interno della torre.
L’altra torre che ha resistito per 900 anni è la Ramponi, appartenente alla famiglia guelfa più potente di Bologna ad inizio ‘200. Scorgerla dietro l’intonico giallino e le finestre di fine ‘800 è davvero improbabile. Si trova su via Rizzoli angolo via Fossalta, esattamente di fronte alla Lambertini. Sui cinque piani nei quali artificiosamente è stata suddivisa, si trova oggi Benetton, ma l’artefice della trasformazione ottocentesca fu l’allora proprietaria famiglia Stoppani.
Non posso immaginare cosa farebbero oggi i Ramponi nel sapere come la loro torre è stata ridotta, considerato che attaccavano briga con tutti per un nonnulla. Con gli avversari Asinelli, ghibellini, vennero più volte alle mani, finché un giorno Baruffaldino (un nome un programma) Ramponi uccise Nicolò Asinelli, scatenando una vera e propria battaglia nel 1161. Vennero alle mani anche con i loro parenti Scappi, durante il matrimonio tra Becco Ramponi e Scappa Scappi, ma con due nomi così l’adulterio mi pare quasi d’obbligo e il litigio e la fuga assicurati.
La terza torre con nove secoli sulle spalle è proprio la Scappi, oggi all’inizio di via Indipendenza, anche se per vederla è meglio mettersi in piazza Nettuno e guardare verso nord: la vedrete svettare alle spalle del Gigante.
Per chiudere il triangolo – anche se è sicuramente una leggenda – la tradizione vuole che il nome Scappi sia stato regalato dal Comune alla famiglia per aver sventato la fuga di Re Enzo: la popolana futura Scappi vide infatti la bionda chioma teutonica del figlio dell’imperatore Federico II uscire da una cesta, e a perdifiato urlò “scappa! Scappa!”, contribuendo a catturare il fuggitivo. Lo storico negozio “Coroncina” si trova esattamente alla base della torre.
Le restanti cinque torri sono scomparse, ma due di queste hanno nomi altisonanti per il medioevo bolognese, tant’è che le casate, i Lambertazzi e i Geremei, sono a Bologna sinonimo rispettivamente di ghibellino e guelfo.
Quella dei Lambertazzi si trovava all’incirca all’angolo tra via Clavature e piazza Maggiore, mentre quella dei Geremei, nei pressi dell’attuale via Montegrappa.
La sesta torre è quella dei Caccianemici d’Orso, conosciuti anche come d’Orso o De Ursis, si trovava probabilmente accanto a torre Scappi, e non è da confondere con l’esistente torre dei Toschi, in via de’ Toschi, da alcuni detta dei Caccianemici.
La settima è la torre dei Carbone (da cui i Carbonesi), collocata nell’attuale via degli Artieri.
L’ultima torre sorta 9 secoli fa sembra essere la Radici, che si trovava nell’attuale via Oberdan.