Torre Lapi: dal Cherubino al macellaio “il Bello”
Detta anche torre Laigoni o di Porta Nova, è di fatto la porta d’ingresso del Palazzo Comunale su via IV Novembre (già via delle Asse, via Porta Nova).
Costruita verso la fine XII secolo, alta 18 metri e con muri imponenti (1,8 metri di spessore alla base), ha molta più storia e importanza per Bologna di quello che fa apparire. Ad iniziare dalla sua base in selenite, unica tra le torri, che risale al V secolo. Gli indizi sono il fatto che la pietra sia stata sagomata in piedi romani e non in piedi bolognesi (com’era in uso nel XII secolo), che la soglia sia ad un metro e mezzo in profondità e che lì, proprio in quel punto, sorgesse con ogni probabilità Porta Nova, uno dei varchi della prima cerchia di mura (la Cerchia di selenite di epoca romana).
Nata dunque come varco, la torre venne riconvertita ed elevata a una altezza di circa 30 metri dalla famiglia Laigoni, i primi proprietari. Questi l’affittarono e poi vendettero ai Lapi alla fine del Duecento, famiglia che nel 1359 fu costretta a cederla al Comune, che poi nel 1365 la inglobò nelle mura del Palazzo comunale.
Curiosissima anche la vera e propria fauna degli abitanti che la popolarono nei secoli. Celebre fu Nannino di Cherubino (dal quale il temporaneo nome “torre del Cherubino”), poi i frati domenicani, il pittore Orazio di Jacopo, fino alla famiglia di beccai di Giacomo “il Bello”.
Questi, nel 1473, aprì un varco nella torre (l’attuale porta), ricavando all’interno lo spazio per una macelleria, preso seguito da altri macellai che invasero tutto il lato sud del Palazzo comunale. Nel 1508 il Comune, per fermare il proliferare delle macellerie (che erano diventate 17), fece abbattere botteghe e banchi disposti sulla via, e richiudere la porta aperta dal “Bello”.
Nel 1803, il prefetto napoleonico decise di abbassare la torre agli attuali 18 metri, probabilmente per allineare la torre all’altezza delle mura del Comune. Nel 1948 il Municipio decise di riaprire la porta, per dare un nuovo accesso ai cortili del Palazzo comunale.
I primi proprietari, i ghibellini Laigoni conti di Gesso (località ora frazione del Comune di Zola Predosa), nel Duecento erano tra le più potenti famiglie del Bolognese, caduti in disgrazia nel 1290 a seguito di un fatto di sangue: durante una festa, Alberto Laigoni uccise il parente Tomasino Gessi, delitto che venne punito con la distruzione del castello di Gesso, delle case Laigoni a Bologna e la condanna alla pena capitale di Alberto. I Lapi, apparsi sulla scena bolognese nel XIV, hanno come loro più celebre rappresentante Giovanni, giureconsulto e insegnante di diritto all’Università tra il 1377 e il 1396, componente del Consiglio dei 500 e poi avvocato del Comune.
Nella foto la torre, con il particolare dell’antica base di selenite.